venerdì 21 marzo 2008

LA ZONA A -IL NINFEO DI CLAUDIO

La zona A comprende tre importanti siti archeologici sommersi. Partendo da Punta Epitaffio a circa 6 metri di profondità troviamo i resti del Ninfeo dell'imperatore Claudio(41-54). Si tratta di un edificio di forma rettangolare, con un'abside semicircolare sul lato di fondo e quattro nicchie rettangolari su ognuno dei lati lunghi, allineati con le nicchie sono due ingressi laterali, mentre l'ingresso principale, sormontato da un arco, si apre verso il mare sul lato breve, opposto a quello di fondo.Da un lato dell'abside era, infatti, collocata la statua di Ulisse che porge la coppa di vino al ciclope; dall'altro, quella di un suo compagno raffigurato nell'atto di versare altro vino da un otre. All'interno delle due statue erano alloggiati dei condotti di piombo, evidentemente destinati a portare acqua alla coppa di Ulisse e all'otre del compagno; l'intuibile presenza di queste acque zampillanti, come pure la struttura architettonica dell'intero complesso, individuavano come ninfeo l'ambiente che le ospitava. Oltre alle statue di Ulisse e del suo compagno nell'esedra di fondo - che rappresentavano la scena dell'offerta del vino a Polifemo, preliminare all'accecamento - nelle nicchie lungo i lati erano poste, secondo un'interessante ipotesi ricostruttiva, cinque statue, di cui la più bella e praticamente integra è di Dioniso giovane; una seconda statua di Dioniso, incoronato di edera, era in pezzi; una statua-ritratto di bambina dai capelli riccamente acconciati, forse figlia di Claudio; un'analoga statua a grandezza naturale, che ritrae una donna matura con diadema, nella quale si vuole individuare la madre dell'Imperatore; e un frammento di busto virile. Identificati come i genitori dell'imperatore Claudio (Druso Maggiore, in veste di condottiero, e Antonia Minore, raffigurata come Venere genitrice) e i suoi figli (Ottavia Claudia e Britannico). La costruzione risale quindi al 41-54 d.C., gli anni del principato di Claudio.
Questo gruppo di statue costituiva dunque una sorta di "galleria" di ritratti dinastici della gens giulio-claudia, collegata idealmente con il gruppo di Ulisse per mezzo delle due statue di Dioniso, che rappresenta la personificazione dell'inebriamento. Si è pensato che la sala fosse connessa al cosiddetto palatium imperiale di Baia. Ma più probabilmente era parte di una villa di proprietà imperiale, del tipo di quelle poi descritte da Plinio, residenza di piacere al di fuori del contesto cittadino. L'ingresso principale dell'edificio si trovava sul lato opposto a quello di fondo e si apriva verso il mare, con l'acqua che entrava dentro l'ambiente e che circondava una piattaforma a forma di "U", più alta rispetto al livello del pavimento. A cosa serviva questa costruzione? Molto probabilmente era un ninfeo-triclinio. Era un ninfeo perché la presenza dell'acqua e la decorazione delle pareti sono tipici di questo tipo di edifici, che imitano grotte naturali: l'abside e le nicchie dell'edificio baiano erano infatti rivestite con pezzi di calcare naturale (finta roccia) e con mosaico di paste vitree policrome e conchiglie, mentre il resto delle pareti era coperto da lastre di marmo colorato. Ma era contemporaneamente un triclinio (sala da pranzo) perché secondo gli archeologi sulla piattaforma c'erano i letti tricliniari, su cui stavano sdraiate le persone. Come funzionava ? Probabilmente i cibi venivano serviti su piatti galleggianti che "navigavano" sull'acqua che circondava la piattaforma, cosicché i commensali avevano l'impressione di mangiare sospesi tra le onde, in un ambiente fresco e pieno di riflessi luminosi, per l'acqua che si rifletteva sui mosaici e sui marmi colorati. Della triade marmorea restano solo le statue di Ulisse e Bajos recuperate nel 1969 ed esposte nel Castello di Baia.
ZONA A - VILLA A PROTIRO E VILLA DEI PISONI

Proseguendo appena fuori il Ninfeo, superando le terme troviamo una strada basolata, la via Herculanea, che ci porta in mezzo a quello che era il Lacus Baianus, dove troviamo i resti imponenti di due ville. Il porto di Baia in epoca romana era accessibile solo attraverso un canale navigabile,oggi sommerso, del quale restano le fondamenta piantate nella sabbia, costituite da casseforme in legno. Nella parte centrale del porto troviamo i resti imponenti di due ville. La villa detta a Protiro , dal greco pro davanti e thyra porta di casa. Il termine indica nella casa romana il vestibolo e lo spazio di accesso esistente tra la porta d’ingresso e l’atrio. Questa villa conserva imponenti resti termali, e pavimenti a mosaico. Dopo il ritrovamento, su una tubazione di piombo , dello stemma della famiglia dei Pisoni si è attribuita la proprietà all’altra villa situata poco distante. Si articola intorno ad un cortile centrale a pianta rettangolare, di cui restano visibili, sul lato di fronte Punta Epitaffio, una serie di semicolonne, marmi e pavimenti a mosaico. Dotato di terme, giardini e un quartiere marittimo, con vani di soggiorno, cisterne e peschiere, difeso da barriere frangiflutti, questo grande complesso, che mostra analogie architettoniche con la Villa Adriana di Tivoli, era confluito nel demanio imperiale forse dopo la confisca della villa dei Pisoni in seguito alla fallita congiura contro Nerone (65 d.C.). A nord del canale erano terme, forse pubbliche, visto il carattere urbano degli edifici, evidenziato da tabernae e da una strada. Le sponde est e ovest del lago si individuano da altre strutture, poste sotto la banchina portuale, dove anni fa si rinvennero sculture e decorazioni marmoree del III sec. d.C. Altri resti sono sui fondali antistanti i Cantieri di Baia.
La facile escursione subacquea può proseguire sull'attigua area monumentale compresa tra la villa ed il canale di accesso all'antico Baianus Lacus. Tra aree termali, peschiere e colonne, è ancora possibile osservare l'elegante geometria di uno splendido mosaico.

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